Dagli scavi dell’area archeologica di Coriglia emergono nuovi affascinanti tesori

Un tesoro di reperti che aiuta a comprendere meglio una civiltà misteriosa“. È quello restituito alle porte di Castel Viscardo dalla 15esima campagna di scavi effettuati da mercoledì 24 maggio a martedì 27 giugno 2023 nel sito archeologico di Coriglia da una ventina di studenti americani del Saint Anselm College. Scavi, effettuati in concessione ministeriale, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e in collaborazione con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano, che hanno portato in luce un nuovo ambiente, originariamente un bacino idrico poi adibito a luogo produttivo con la costruzione di una scala di accesso, trasformato, nel V secolo d.C., in un butto di materiale di scarto.

Ma anche una moneta a scopo celebrativo, risalente all’epoca di Costantino, un pendaglio a forma di piccola anfora e numerosi frammenti di materiale ceramico che saranno ricostruiti in fase di restauro così da tornare integri, in tutto il loro splendore. “L’ultima campagna – spiega l’archeologa Silvia Simonetti, field director dello scavo – è stata funestata dal maltempo, eppure si è rivelata proficua in termini di scoperte“. Presentate non più tardi di lunedì 26 giugno 2023 a Monterubiaglio, in Piazza dello Statuto, nel corso della serata organizzata insieme alla Pro Loco che è servita anche a fare il punto sui ritrovamenti. Indagata inizialmente negli anni ’90, l’area è stata soggetta con regolarità ad interventi di scavo dal 2006.

Preziosa, in questo senso, la sinergia tra il Comune di Castel Viscardo e la Soprintendenza. “Un ringraziamento particolare – ha ribadito in questa occasione il sindaco, Daniele Longaroni – va ai ragazzi dell’Università St. Anselm, ai professori Claudio Bizzarri e David B. George, alla dottoressa Silvia Simonetti e all’équipe di lavoro americana e italiana, per l’attività che stanno portando avanti e che ci permette di valorizzare sempre di più il nostro territorio“. Quello che da un quadro iniziale sembrava essere solo un insediamento di età romana, dovuto alla presenza dell’acqua si sta rivelando qualcosa di molto più complesso, legato alle vie di comunicazione presenti, con opere murarie che vanno dal periodo etrusco fino al XIV secolo d.C.

Determinando un insediamento importante e duraturo nei secoli. Una scoperta che sottolinea l’estrema importanza che ha rivestito in passato il sito di Coriglia. Da non dimenticare neanche il ruolo infrastrutturale determinante che avrebbe potuto avere la Via Traiana Nova che avrebbe costeggiato il centro dell’odierna Monterubiaglio per poi scendere la vallata del Paglia. Proprio in località Tevertino sorgono le fondamenta di un ponte di epoca romana. Molti dei reperti emersi nelle precedenti campagne di scavo, compresi gli inediti arredi funerari della Necropoli Etrusca delle Caldane risalenti al VII-VI secolo, hanno dato vita alla mostra “Il Volto del Passato”.

Allestita al Museo Etnografico e del Cotto, quest’ultima ha trovato la collaborazione di numerosi enti e istituti di cultura, primi fra tutti Comune, Regione e Soprintendenza nell’ambito di un progetto più ampio finanziato con la misura Por Fers 5.2.1, programma quadro Aree Interne Sud Ovest Orvietano che ha visto prima di tutto la sistemazione in termini di accessibilità e fruibilità dell’area archeologica di Coriglia. Con i suoi importanti reperti, la mostra ha testimoniato la vitalità e la complessità del sito che ha conquistato rilievo negli studi. Limiti e confini sono ancora oscuri. Resta, infatti, moltissimo da scavare per arrivare ad una precisa identificazione sia delle dimensioni del luogo che del suo significato complessivo all’interno dello sviluppo della locale comunità.