Montecchio
Situato alle pendici del Monte Croce di Serra, Montecchio nasce come borgo fortificato (Castrum Monticoli) nel XI secolo. Oggi il borgo conserva intatto il fascino del medioevo con i suoi vicoletti, le piazzette, la tonalità chiara della pietra e le poderose mura di cinta con le torri di difesa. Passeggiando per i caratteristici e stretti vicoli si nota sui portali delle abitazioni lo stemma con il sole a raggi, la croce e le lettere I.H.S. (Jesus Hominus Salvator) che ricorda il passaggio di San Bernardino da Siena nel 1426, patrono del paese.
Nel centro storico di Montecchio sono da vedere il Castello, i resti della doppia cerchia di mura, la prima del 1154 e la seconda del 1190, la Porta, la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, edificata nel XV secolo ma più volte rimaneggiata e la chiesa di Santa Maria Assunta edificata nel 1400 a una sola navata che fu ampliata nelle poche successive. Il campanile risale al 1633. All’interno il fonte battesimale in marmo e legno è del 1843. Entrato nel Regno d’Italia sotto la giurisdizione di Baschi, Montecchio è diventato comune autonomo nel 1948, con le frazioni di Tenaglie e Melezzole.
Info
Altitudine: 377 mt s.l.m.
Superficie: 49,2km²
Abitanti: 1.651
Comune
Telefono: +39 0744 9557
Indirizzo: Piazza Garibaldi, 24
05020 – Montecchio (TR)
Montecchio: i progetti delle Aree Interne
Area archeologica del Vallone di San Lorenzo
Una nuova tipologia sepolcrale che mancava finora all’appello è emersa durante gli scavi alla Necropoli del Vallone di San Lorenzo a Montecchio. L’Amministrazione Comunale e il gruppo di studio italo-statunitense, composto da venti ricercatori, che da anni opera nella zona sono convinti dell’indice della multiculturalità di un centro umbro fortemente etruschizzato.
Una nuova area indagata tra quelle già interessate dalle campagne 2017-2019, ha infatti consentito l’individuazione di due tombe a fossa scavate nel conglomerato argilloso locale, con una copertura realizzata con lastre di travertino. Le fosse poco profonde erano tuttavia contenitive di un ricco corredo.
Ogni sepoltura ha restituito una decina di forme vascolari tra cui olle per utilizzi legati al pasto quotidiano e forme in bucchero di ottima fattura importate da Orvieto, vicino centro egemone dei mercati ceramici. Altri contenitori sono stati ricondotti ad una produzione locale che, nonostante la minore qualità esecutiva, è tuttavia indice di alto valore culturale poiché legata alle connotazioni demiche della comunità locale da cui deriva.
Tra le forme che denotano alcune particolarità è presente un’olla cilindro-ovoide forata sul fondo per funzioni rituali legate alla sfera funeraria, avvenute durante l’inumazione del defunto, o utilizzate in vita per i culti demetriaci legati alle pratiche agricole, di cui tale comunità era totalmente dipendente, vista anche la grande quantità di olle rinvenute durante tutte le campagne di scavo in corso dal 2017. Altra particolarità emersa in una fossa, la cui presenza di un pugnale in ferro caratterizzava il genere maschile del proprietario, è il ritrovamento di un altare-mensa quadrangolare di travertino, posto sopra le lastre di copertura della fossa, su cui era stata intenzionalmente lasciata in offerta un’olla in una fase successiva alla prima deposizione.
All’interno dell’olla era ancora presente una sostanza alimentare che potrebbe essere ricondotta al cosiddetto pelanos, una focaccia, o meglio una farinata, di spelta, un antico grano di tradizione mesopotamica, offerto agli dei inferi per accogliere il defunto nell’oltretomba e che trova in Grecia a Delfi un suo utilizzo nel noto santuario oracolare. Tra i molti contenitori in ceramica comune apparsi durante le attività di scavo, uno di essi ha un’ansa dove compare una digitazione che richiama affinità stilistiche coerenti con il periodo che va dalla fine dell’età orientalizzante al primo arcaismo.
Tra i buccheri, oltre le canoniche forme di produzione orvietana, sempre presenti in ogni campagna di scavo finora affrontata, sono state rinvenute anche forme di produzione più vicine ai centri tirrenici di cui la tradizione attestata finora a Montecchio rivela rapporti con la cultura falisco-capenate. Tra le forme che denotano il passaggio tra il VII ed il VI sec. a.C. sono alcuni incensieri decorati a bande in ocra di tradizione ceretano-vulcente, mediati sempre da Orvieto, che appartengono al periodo etrusco-corinzio finale la cui produzione può essere suddivisa nei tre grandi gruppi: degli Uccelli, dei Galli Affrontati e della Maschera Umana. Alcuni di questi sono risultati intenzionalmente frammentati secondo una ritualità nota anche per i vicini centri umbri e ben documentata a Spoleto.
Le indagini geognostiche hanno consentito di mappare il tratto di terreno su cui sono state rinvenute le fosse, ed è stato possibile accertare una loro continuità in un’area estesa che potrà riservare altre novità nel corso delle successive campagne di scavo. Le indagini sono in corso anche sui reparti collinari antistanti il pianoro, dove per la prima volta è stata accertata la presenza dell’abitato, e nelle insenature scavate dai fossi immissari del vicino Tevere, riscontrando altre sepolture le cui anomalie geognostiche hanno restituito strutture circolari ancora sepolte, forse assimilabili a circoli funerari di età orientalizzante, di cui nel distretto volsiniese risultano finora poco note alla tradizione letteraria.
Dal 2017 il progetto “Montecchio Archaeology Field School” prevede la ricerca, il recupero e la valorizzazione dei beni archeologici presenti su tutto il territorio comunale. Una concessione del Ministero della Cultura, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, in collaborazione con il Comune di Montecchio, l’Università degli Studi di Perugia, la Kent State University dell’Ohio (USA) e Associazione Acqua. Si rinnova dunque ogni anno, presso la Necropoli del Vallone di San Lorenzo a Montecchio, una tradizionale indagine scientifica di carattere archeologico in uno dei siti più importanti di tutta la Regione Umbria.
Nell’ambito della Strategia delle Aree Interne, nel corso del 2018 è stato conferito l’incarico per la progettazione definitiva e sono state richieste le autorizzazioni archeologiche ed ambientali necessarie per la realizzazione dei lavori. Le indagini vedono all’opera archeologi e studenti dell’Università degli Studi di Perugia, sotto la direzione scientifica del professor Gian Luca Grassigli, e della Kent State University – Ohio (USA), sotto la direzione della professoressa Sarah Harvey, università statunitense che sta contribuendo alle indagini sul territorio. Gli scavi sono condotti dagli archeologi Stefano Spiganti e Francesco Pacelli, fields director delle operazioni sul campo. Lo scavo è realizzato con la concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la stretta collaborazione e supervisione di Luca Pulcinelli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria. Le lavorazioni sono state completate, compresi i pannelli illustrativi e le opere di collaudo strutturale delle coperture predisposte a protezione dei reperti.
Storia e Cultura
Melezzole, invece, colpisce il visitatore perché si presenta come il modello per eccellenza del castello medievale a pianta circolare, con tanto di torrione ancora in piedi: tutto il borgo è costruito ancora in pietra, dagli edifici alla pavimentazione urbana. Morbide colline di ulivi e fitti boschi disegnano il territorio delle alture di Montecchio. Boschi di Castagneti, soprattutto, intorno a Melezzole, “firmano’, con le loro presenze stagionali, la pittura di questo paesaggio alto sul Tevere.
Storia e tradizioni popolari che si ripetono nel tempo si intrecciano in questo paese che della sua bellezza intatta ne fa un vanto. Da Febbraio 2018 Montecchio è uno dei Borghi più belli d’Italia, la consegna della bandiera del club ha testimoniato il vessillo alla scoperta del fascino dell’Italia nascosta.
Il territorio inoltre presenta testimonianze di epoche ben più lontane di quella medievale: in particolare, si segnalano insediamenti delle popolazioni Umbre ed Etrusche. La presenza di queste civiltà è testimoniata dal ritrovamento di una estesa necropoli rupestre umbro-etrusca (Necropoli di Copio) situata nella località Vallone Fosso San Lorenzo visitabile grazie ad un suggestivo percorso naturalistico-archeologico.
L’ area ed il parco archeologico ambientale conta circa 3.000 tombe i cui reperti sono oggi custoditi nell’ Antiquarium comunale di Tenaglie e nel Museo archeologico nazionale di Orvieto.
Nei dintorni dell’abitato, si trovano infine i ruderi del Castello di Carnano (XV secolo), possedimento dei signori di Baschi, del quale restano brani del muro di cinta.
Montecchio è un borgo che aderisce all’Associazione Città dell’Olio ed alla Strada dei Vini Etrusco Romani e in effetti nelle campagne intorno al borgo, la vite e l’olivo sono una presenza costante. L’olio di oliva DOP prodotto nelle colline intorno è particolarmente noto e apprezzato. A Montecchio si trova anche un Museo dell’Olio all’interno di uno storico frantoio.
La natura caratterizza Montecchio ed il suo territorio: il Monte Croce di Serra rappresenta un luogo per escursioni e attività all’aria aperta, cosi come la vicina Oasi WWF di Alviano è un’attrattiva ideale per gli amanti della natura incontaminata e del bird-watching.
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